Il test definitivo della Specialized S-Works Turbo Levo 2019

/
85

Credo che non siano necessarie presentazioni per Specialized, il marchio fondato da Mike Sinyard a Morgan Hill nel 1974. Vale la pena spendere alcune parole per quanto riguarda il progetto Turbo Levo lanciato nel 2015, da subito ha incuriosito per soluzioni radicali quali l’adozione di ruote plus, la batteria integrata nel telaio, l’assenza del display e del comando al manubrio, e la gestione delle assistenze tramite applicazione sullo smartphone. Fu definita da molti come un game changer, e in breve tempo diventò l’oggetto del desiderio di molti rider. Negli anni successivi sono state portate alcune migliorie al progetto originale con l’introduzione del comando delle assistenze al manubrio e la versione con telaio in carbonio.

Il modello 2019 che vi abbiamo presentato alcuni mesi fa in questo articolo è totalmente nuovo, a partire dalle geometrie con ruote da 29″x2.6″, motore, batteria, sistema di controllo e applicazione dedicata. Solo il nome è rimasto invariato, sarà un altro game changer?

Specialized Italia ci ha fornito una S-Works Turbo Levo, top di gamma, con la quale ho percorso più di 900km sui miei trail abituali per completare un test approfondito. Un ringraziamento particolare a PuntoSport di Casarza Ligure (GE) per la rapida e professionale assistenza fornita in occasione di un banale guasto elettrico.

In sintesi

Materiale telaio: carbonio FACT 11m per triangolo principale e carro posteriore.
Formato ruote: 29″ × 2.60″
Geometrie variabili: si
Corsa ant/post: 150/150
Sistema sospensione: FSR
Mozzo posteriore: 148×12 boost
Mozzo anteriore: 110×15 boost
Trasmissione: 1×11(32t – 10/42)
Attacco Portaborraccia: Si
Motore e batteria: Specialized 2.1 / batteria integrata staccabile 700 Wh.
Peso rilevato senza pedali: taglia M, 20.62 kg con pneumatici Butcher Grid + camera (245gr). 20.86 kg con pneumatici Eliminator blck dmnd tubeless + lattice.

 

Analisi statica

La scritta S-Works sul tubo obliquo identifica il top di gamma di ogni modello prodotto da Specialized. Si distingue per l’utilizzo di un telaio completamente in carbonio FACT 11m, compresi foderi obliqui e orizzontali che compongono il carro posteriore, e per un montaggio particolarmente curato nella scelta dei componenti, che sono gran parte in carbonio, come cerchi, pedivelle e manubrio.

Questa nuova Levo riprende le linee dell’ultima Stumpjumper, caratterizzata da un traversino asimmetrico di collegamento tra il tubo superiore e il tubo sella, che da un lato nasconde parzialmente l’ammortizzatore, ma dall’altro lo lascia completamente in vista.

La S-Works si può avere in un’unica colorazione denominata petrolio cangiante che la rende inconfondibile. Il colore passa da un verde ad un blu violaceo a seconda della luce che lo colpisce, l’effetto WOW! è garantito. Le parti del telaio non verniciate sono state lasciate naturali opache per dar maggior risalto alle lavorazioni effettuate con le pelli in carbonio e per creare un  maggior contrasto con le grafiche grigio argento che risultano sobrie ed eleganti. L’insieme rende giustizia ad un prodotto che vuol essere esclusivo e distinguersi dagli altri allestimenti in gamma, risultando lussuoso ma non opulento.

Il telaio presenta delle finiture egregie, su tutte spicca il passaggio cavi, che passa internamente al triangolo principale per proseguire nei foderi posteriori bassi, risultando praticamente invisibile. Anche il sensore della velocità è nascosto alla vista, ben protetto nel fodero sinistro, e il relativo magnete è ancorato a due dei sei bulloncini che fissano il disco al mozzo ruota.

Sotto al tubo obliquo troviamo un “bumper” che blocca la testa della forcella evitando l’urto della stessa sul telaio. Entrambi i foderi destri sono ricoperti da un profilo in gomma che li protegge dalla catena, rendendo anche molto silenziose le discese più dissestate. Per evitare la caduta della catena è presente anche un piccolo guidacatena regolabile ancorato al telaio in prossimità della corona. In alcuni punti del telaio sono presenti delle pellicole trasparenti per proteggerlo dai detriti, purtroppo non è stata prevista una soluzione analoga sotto al tubo obliquo dove spesso sbattono i sassi alzati dalla ruota anteriore. I perni ruota non prevedono una leva integrata ma necessitano di una chiave a brugola per essere svitati e riavvitati. Molto piacevole avere il portaborraccia al posto dove siamo soliti trovarlo, ben accessibile senza inutili contorsionismi. Può contenere agevolmente borracce da 600ml.

Lo schema scelto per la sospensione è il classico FSR con giunto Horst, un vero cavallo di battaglia per Specialized, che lo ha affinato in ogni dettaglio in oltre 20 anni di utilizzo, adattandolo a tutte le specialità ed escursioni, utilizzando in alcuni casi ammortizzatori custom con attacchi dedicati. Questo schema a quadrilatero si contraddistingue per le infinite possibilità di personalizzazione. Sulla nuova Turbo Levo troviamo l’ammortizzatore metrico con attacchi standard montato in orizzontale sotto al tubo obliquo comandato da un leveraggio asimmetrico.

La sospensione risulta attiva e sensibile ai piccoli urti, rimanento sostenuta e reattiva sul resto della corsa, con un buon sostegno al fondocorsa pur non risultando eccessivamente progressiva. In frenata rimane attiva e mantiene il contatto con il terreno. L’ammortizzatore Fox Float Factory DPS nella misura da 210 x 52.5 mm presenta la regolazione rapida in compressione su tre posizioni (aperto-pedalata-chiuso), più un’altra sempre in tre posizioni che regola la compressione alle basse velocità con ammortizzatore nella posizione aperto e chiaramente il registro per regolare la velocità in estensione.
Con una corretta regolazione risulta sensibile e scorrevole senza oscillazioni indesiderate in fase di pedalata, il blocco l’ho utilizzato solo sui trasferimenti in asfalto. Il mio settaggio prevedeva un SAG intorno al 25% per avere una sospensione attiva e scattante, ideale per esaltare le caratteristiche della bici.

All’anteriore fa bella mostra di sé un’eccellente Fox 36 Factory GRIP2 da 150mm con taratura specifica per e-bike. Forcella top di gamma, con regolazioni in compressione alle alte e basse velocità poste sulla sommità dello stelo destro e con la regolazione alle alte e basse velocità anche in estensione, il ritorno è posto in prossimità del piedino del fodero destro, protetto da un cappuccio in alluminio. Dopo le prime regolazioni di base ci sono volute alcune uscite per regolare al meglio la 36, ma sono riuscito ad ottenere una forcella sensibile e scorrevole ad inizio corsa, sostenuta in frenata e in pedalata e piuttosto progressiva in prossimità del fondo corsa, ma soprattutto in perfetta sintonia con la sospensione posteriore. In questo momento la ritengo una delle migliori forcelle provate.

Il reggisella telescopico è il nuovo Command Post di Specialized con 160mm di corsa e 34.9mm di diametro, azionabile tramite un comodo e pluriregolabile comando remoto posto in prossimità della manopola sinistra sotto al manubrio. Il funzionamento è particolare e necessita di un po’ di pratica. Quando si aziona il comando, il reggisella torna su molto velocemente, quindi è meglio accompagnarlo con il sedere piuttosto che ricevere un bel colpo sui gioielli di famiglia. Una particolarità che ho molto apprezzato è che il reggisella presenta uno step di abbassamento di alcuni centimetri, basterà agire brevemente sulla leva stando seduti, e rilasciarla immediatamente: il reggisella non si bloccherà istantaneamente ma scenderà fino al punto predefinito, utile quando sul trail vogliamo abbassare un po’ la sella per avere più agilità. La sella montata è una Specialized Phenom con slitta in titanio e larghezza di 143mm, costruita secondo i dettami Body Geometry con un’imbottitura abbastanza densa, risulta comoda anche dopo molte ore in sella.

Specialized ha scelto per tutta la gamma Turbo Levo gruppi SRAM a 11 velocità, in particolare sulla S-Works troviamo cassetta in acciaio ricavata dal pieno da 10/42 montata su corpetto ruota libera XD, cambio e catena XX1, mentre il comando è X01 ad azionamento singolo. Il funzionamento è risultato impeccabile anche sotto sforzo, la rapportatura è risultata sufficiente in ogni condizione, ma chi è ormai abituato ad utilizzare range più ampi la troverà un po’ ristretta sugli estremi. Le pedivelle sono in carbonio da 165mm marchiate Praxis Works con corona in acciaio da 32t, da notare l’utile protezione in platica posta all’estremità della pedivella.

Anche i freni, come il gruppo, arrivano dal catalogo SRAM: sono dei Code RSC abbinati a dischi Centerline da 200mm. Questi freni nascono per usi gravosi e discipline gravity, sono dotati di una pinza a 4 pistoni con pastiglie sinterizzate, e un pompante con la regolazione della distanza della leva dal manubrio e la regolazione della corsa a vuoto della leva per ottenere una personalizzazione fine della frenata. I Code sono potenti, modulabili e dissipano bene il calore, tendono ad essere rumorosi da freddi e in caso di terreni umidi. Con il consumo progressivo delle pastiglie ho notato un leggero calo delle prestazioni.

Le ruote Roval Traverse SL da 29″ sono composte da mozzi di produzione DT Swiss a 28 fori e cerchi in carbonio con canale interno da 30mm. Mi hanno impressionato per rigidità e robustezza, e nonostante le numerose pizzicature, i bordi del cerchio posteriore non hanno subito danni. Si notano invece alcune scalfiture sul profilo del cerchio dovuto agli impatti con i sassi smossi dalle ruote. I mozzi si confermano tra i più fluidi  del mercato, grazie anche alla semplicità della ruota libera a 54 punti di ingaggio, andando ad esaltare le doti di scorrevolezza e pedalabilità del mezzo.

In originale la bici arriva con delle gomme Butcher grid da 2,6″ nominali, con carcassa molto leggera (960gr) montate con camera d’aria, che mi hanno creato diversi problemi di pizzicature nonostante avessi inserito anche una coppia di Speedy Mousse. In un secondo tempo ho deciso di montare una coppia di Eliminator Blck Dmnd sempre da 2.6″ con carcassa a doppio spessore che nell’effettivo sono risultati circa 4 mm più larghi dei Butcher e notevolmente più robusti, con i quali, abbandonato camere d’aria e mousse, ho potuto con l’aggiunta delle sole valvole e lattice effettuare un montaggio tubeless che mi ha permesso di abbassare notevolmente la pressione di gonfiaggio, aumentare grip e sicurezza sui trail, con solo un aggravio di un paio di etti sul peso globale.

Con le Eliminator ho migliorato principalmente la trazione, la tenuta in curva e la stabilità in velocità, perdendo un solo po’ di scorrevolezza su fondi duri e prontezza all’anteriore nei rapidi cambi di direzione. Il cambio di pneumatici è l’unica modifica che mi sento di consigliare specialmente a chi farà un uso gravoso e sportivo della bici su terreni impegnativi.

Il cockpit è ordinato e ergonomico, composto da un ampio e ben angolato manubrio Specialized Trail in carbonio con larghezza di 780mm e rise di 27mm, abbinato ad un massiccio attacco Deity Copperhead da 50mm e 31.8mm di diametro. Le manopole marchiate Specialized sono fissate con un solo collarino di modo da risultare comode anche per chi impugna il manubrio alle estremità, si presentano con il classico grip half waffle di chiara derivazione motociclistica.

Entrambi i collari dei freni sono dotati di aggancio Matchmaker per ospitare anche il comando del cambio e il comando del reggisella, lasciando lo spazio adeguato anche per il minimale comando remoto delle assistenze. Un dettaglio che ho apprezzato molto è la presenza dello SWAT all’interno del tubo sterzo, in pratica basta far ruotare di 180° il finto tappo della serie sterzo per accedere ad un minimale multitool che ho utilizzato svariate volte. Nella parte inferiore del tubo sterzo troviamo invece uno smaglia catena, che fortunatamente non ho mai dovuto usare.

Il sistema motore adotatto per questa nuova Turbo Levo si avvale di un’unità denominata Specialized 2.1 di produzione Brose, completamente rinnovata rispetto alle versioni precedenti, più compatta e leggera accreditata di 250w nominali e 90 Nm di coppia.
Il sistema comprende anche un controller denominato TCU, il cervello, che colloquia tramite i protocolli Bluetooth e Ant+ con i dispositivi esterni quali smartphone e ciclocomputer Garmin. Il TCU è incastonato nel telaio sul tubo orizzontale in prossimità della serie sterzo. Ha anche funzione di display con 10 led che indicano il livello di carica della batteria e due pulsanti, uno per accensione e spegnimento del sistema e l’altro per variare ciclicamente i tre livelli di assistenza selezionabili.

Il TCU è collegato al comando remoto sul manubrio, che risulta minimale ed ergonomico, con tutti i pulsanti a portata di pollice. Da qui possiamo azionare il walk assist semplicemente tenendo premuto il pulsante dedicato, commutare con i tasti (+) e (-) i tre livelli di assistenza e selezionare anche la posizione 0 assistenza che ci permette di mantenere il sistema acceso senza ottenere assistenza dal motore. Infine troviamo in posizione avanzata un tasto con la (S) di Specialized che ci permette con un’unica pressione di attivare la modalità Turbo.

A completare l’insieme abbiamo una batteria inedita da 700Wh, di dimensioni e peso ragguardevoli, completamente inserita nel tubo obliquo, estraibile svitando un bullone di blocco posto alla base del tubo e facendola scivolare da sotto il motore. Per eseguire agevolmente questa operazione è consigliato adagiare la bici su un fianco, e prima di procedere all’estrazione, sganciare il cavo con attacco Rosenberger che unisce motore e batteria. Per le operazioni di ricarica non è necessario estrarre la batteria dal telaio.

Ad andature normali il motore è molto silenzioso, praticamente impercettibile, alza la voce solo quando viene messo sotto sforzo. L’erogazione è molto progressiva, senza mai essere troppo invasivo, il massimo della coppia motrice si ottiene intorno alle 65 rpm, ma ci si può spingere fino ad oltre 120 rpm nelle fasi di riding più concitate, senza notare tagli di potenza.

Con questo nuovo modello è stata lanciata anche una nuova versione della applicazione Mission Control, scaricabile gratuitamente dagli store online di Android e Apple, che ci permette di effettuare numerose personalizzazioni, verificare lo stato di salute e il livello della batteria, i kilometri percorsi dalla bici, registrare, archiviare e condividere i nostri tour, con i relativi dati di consumo, tempi e medie di percorrenza, ecc.

Vorrei soffermarmi sui quattro parametri fondamentali che si possono variare per personalizzare l’erogazione del motore e di conseguenza per ottenere la migliore esperienza d’uso per le nostre esigenze. Questo lo ritengo uno dei maggiori plus di questo sistema.

  • Livello di supporto – Ci permetterà di selezionare la percentuale di assistenza offerta dal motore in funzione della forza impressa sui pedali, è variabile da 5% a 100%, dove il 100% equivale ad una moltiplicazione di 4.2 volte la potenza immessa. Es: se imprimo 100W sui pedali, il motore mi aggiungerà da 21 a 420W in funzione della percentuale selezionata.
  • Potenza di picco – Questo parametro è molto importante in quanto limita la potenza massima erogata dal motore indipendentemente da quanta ne viene impressa sui pedali. Di fatto limita la progressione e serve principalmente per avere un maggior controllo dei consumi e dell’autonomia. È variabile da 5 a 100% dove 100 equivale alla potenza massima erogabile dal motore, ovvero 560W. Es: se imposto 20% avrò al massimo un supporto del motore di 112W, se imposto 50% ne potrò ottenere al massimo 280W e via dicendo.
  • Velocità di risposta di accelerazione – Questo parametro varia la prontezza di risposta del motore nelle ripartenze e nelle variazioni di ritmo. Se imposto 0% avrò un motore più docile e prevedibile ma lento nelle reazioni, invece, se imposto 100% avrò un motore molto pronto alle accelerazioni repentine ma più scorbutico da gestire su terreni difficili.
  • Shuttle – In pratica questo parametro modifica la curva di coppia dell’erogazione del motore, all’aumentare della percentuale, si alzerà il range ideale di utilizzo verso cadenze più agili dove il rider imprime meno potenza, penalizzando la coppia e la progressione ai bassi regimi. Modificare questo parametro serve principalmente a chi affronta salite scorrevoli a velocità sostenuta e preferisce pedalare a frequenze superiori a 80 rpm, per ottenere il massimo supporto imprimendo una minima forza sui pedali. Con impostazione a 0% avremo un motore maggiormente corposo a regimi più bassi tipici dell’uso sportivo in fuoristrada.

NB: Una volta impostati i parametri più adatti a noi, non è necessario utilizzare il Mission Control ad ogni accensione della ebike, in quanto le impostazioni rimangono memorizzate all’interno del TCU.

Devo ammettere che non ho sentito la mancanza di un classico display LCD sul manubrio, che normalmente non mi fornisce le informazioni che desidero e che in caso di rottura determinerebbe l’inesorabile malfunzionamento del sistema. Ho apprezzato molto che il TCU sia in grado di trasferire preziose informazioni al mio Garmin Edge 520, permettendomi di visualizzare e registrare alcuni dati per me importanti quali percentuale residua della batteria, cadenza, velocità, potenza impressa sui pedali, ecc. avendo sul manubrio un unico strumento che colloquia direttamente con i sensori presenti sulla bici.

Geometrie e prezzi

Rispetto alla generazione precedente le geometrie sono cambiate molto, perché la nuova Turbo Levo è stata aggiornata secondo le ultime tendenze che prevedono un angolo sella più verticale per spostare il baricentro in avanti a caricare l’avantreno che beneficia di un reach più lungo e un angolo di sterzo più disteso, tutto a vantaggio di direzionalità e stabilità sia in salita che in discesa. L’attacco manubrio è stato accorciato e il manubrio allargato per avere più controllo e favorire una guida più agressiva. La bici nasce con ruote da 29″ ma, se uno volesse, è possibile montare anche ruote da 27.5+ ed adeguare la geometria tramite un boccola eccentrica presente sull’occhiello dell’ammortizzatore. Da segnalare le pedivelle da 165mm che aumentano la luce a terra sui passaggi più tecnici evitando gli impatti con il terreno.

La gamma è composta da tre modelli carbon con allestimenti che differiscono per telaio, batteria e componentistica montata. Solo la S-Works si può fregiare di un telaio e carro completamemte in carbonio FACT 11,  mentre le Expert e Comp prevedono un triangolo principale in carbonio FACT 9 e un carro in alluminio. A completare la gamma troviamo anche due modelli completamente in alluminio, denominati Comp e semplicemente Turbo Levo il più economico, presenti anche con colorazioni e particolari specifici per il gentil sesso. Tutti i modelli da uomo sono disponibili in quattro taglie e quelli da donna in tre, non è prevista la XL. Cliccate i link sottostanti per vedere i dettagli dei montaggi.

S-Works Turbo Levo               11299€
Turbo Levo Expert                    8199€
Turbo Levo Comp Carbon       6699€
Turbo Levo Comp                     5699€
Turbo Levo Comp Donna        5699€
Turbo Levo                                 4499€
Turbo Levo Donna                    4499€

In azione

Il primo contatto con la S-Works l’ho avuto in occasione della tappa di Varazze del circuito e-Enduro. È bastato un veloce settaggio per trovare immediatamente la confidenza necessaria con la bici per affrontare le impegnative prove speciali della gara in tutta sicurezza. Una volta portata a casa mi sono dedicato ad un settaggio fine della posizione in sella, della taratura delle sospensioni e del settaggio delle assistenze tramite Mission Control.

Lo ammetto, è quasi scontato trovarsi bene con una bici montata con componenti top, però è sempre necessaria un po’ di pazienza e la dovuta esperienza per ottenere il massimo. A questo punto è iniziata la sfida, perché ho voluto metterla alla prova nelle condizioni più critiche, ed in oltre 3 mesi di test, vi assicuro non sono mancate. La bici emerge per polivalenza, la sua dote migliore, dovuta ad una ciclistica bilanciata ed ad un motore poliedrico e super customizzabile, una di quelle bici che ti invoglia ad esplorare nuovi trail, ad aggiugere km alle solite uscite, a pedalare fino a quando c’è luce… ed anche oltre!

Salita

Sulle salite scorrevoli si beneficia della posizione in sella poco stancante che ci permette, in abbinamento alla capacità della batteria maggiorata, di affrontare lunghe salite con tanto dislivello con la massima naturalezza . In queste occasioni è bene utilizzare il registro di compressione dell’ammortizzatore per rendere la pedalata ancora più efficiente. In pianura si riescono a mantenere velocità al di sopra del limite dei 25kmh perché anche senza l’ausilio del motore la bici si pedala bene. Non si notano particolari attriti, se non quello dell’aria e delle ruote, specialmente dopo il montaggio delle Eliminator blck dmnd.

Se sulle salite scorrevoli si comporta come una leggera trail, il meglio lo dà sulle salite tecniche e ripide, dove il motore può sfoderare tutta la coppia di cui è dotato, permettendoci di superare ostacoli impegnativi in tutta scioltezza. È impressionate quanta trazione arrivi dalla ruota posteriore e, sfruttando il settaggio personalizzato delle assistenze, potremo ottenere l’erogazione più adatta alle nostre esigenze. Il settaggio che ho preferito per questo frangente è stato:

  • Livello di supporto:  50%
  • Potenza di picco: 100%
  • Accelerazione: 60%
  • Shuttle: 0%

Con queste impostazioni si ha la giusta prontezza al colpo di pedale, una buona progressione in velocità e si riesce a sfruttare tutta la coppia al giusto regime. Le quote equilibrate del telaio aiutano molto in questo frangente, posso ritenere la S-Works una delle migliori arrampicatrici che io abbia provato.

Discesa

Anche in questo frangente si nota subito l’agilità della bici dovuta a geometrie bilanciate e ad un peso che supera di poco i 21kg in ordine di marcia. Il feeling è immediato e non si discosta molto da una bici tradizionale, ma se non siete già abituati alle ruote da 29″ saranno necessarie alcune uscite per capire i tempi di inserimento in curva e le traiettorie da impostare. In assoluto è meglio arrotondare e far scorrere la bici, lasciando alle ruote e alle sospensioni il compito di assorbire le asperità piuttosto che dribblare ogni ostacolo.

La Levo si comporta bene sui tortuosi sentieri naturali, è importante però non perdere mai la centralità, rimanendo sempre ben caricati sull’anteriore per agevolarne l’inserimento in curva. Il corto carro posteriore vi seguirà senza problemi e vi agevolerà in fase di manovra.

Sulle discese flow e scorrevoli la S-Works è micidiale: rapida nei cambi di direzione, grazie al peso contenuto ed alla rigidità di telaio, ruote e forcella, è sempre pronta ad accelerare in uscita di curva con una ottima pedalabilità anche oltre lo stacco del motore. Anche in questo frangente è fondamentale mantenere la centralità, per esaltare il grip delle ottime gomme di casa Specialized che ho alternato sulla bici, e per sfruttare al massimo la reattività dell’insieme. Sui salti di media entità la bici rimane ben bilanciata in fase aerea ed assorbe bene anche gli atterraggi più pesanti senza scomporsi.

Autonomia

Grazie alle precise informazioni che la bici trasmette al Garmin ho potuto effettuare alcuni test approfonditi, tutti sulla solita salita di riferimento ma con mappature diverse, di cui vi ho già descritto gli esiti sul forum, cliccate i link di seguito per leggerne i dettagli:

  1. ECO 35/35
  2. TRAIL 50/100
  3. TURBO 100/100 Shuttle 100%

In linea di massima l’autonomia non è stato un mio pensiero e spesso ho utilizzato assistenze superiori al solito con la certezza che la batteria da 700Wh non si sarebbe esaurita prima della conclusione del giro. Da segnalare che l’indicazione della percentuale residua è molto precisa e la scarica della batteria costante, questo ci permetterà di programmare al meglio le nostre uscite senza sorprese.

Problemi riscontrati durante il test

Sul forum sono stati segnalati un paio di piccoli inconvenienti di gioventù di questo nuovo progetto, dei quali posso confermarne l’esistenza, ma posso altre sì dire che il principale è già stato risolto da Specialized, e il secondo si può risolvere adottando piccoli accorgimenti. Nello specifico, nel carter plastico che ricopre il motore si accumulano i detriti sollevati dalla ruota posteriore, nella foto sotto potete vedere cosa ho “raccolto” in 800km invernali.
Specialized ha rimediato fornendo una spugnetta che va ad impedirne l’ingresso. Il fango che si deposita sulla biella posteriore della sospensione provoca dei graffi alla vernice nel retro del tubo sella, questa zona è già protetta da una pellicola trasparente, ma in alcuni casi non risulta sufficientemente robusta, il consiglio è di aggiungere una protezione o montare un piccolo parafango.

Durante una discesa particolarmente sassosa il cerchio posteriore ha ricevuto un colpo decisamente violento che ha causato un danno estetico al fianco del cerchio.

Dopo circa 800km ho avuto un inconveniente elettrico: di fatto la bici si spegneva e non si riaccendeva se non staccando e ricollegando il cavo principale della batteria. Portata in concessionaria, il meccanico ha  individuato immediatamente la causa del malfunzionamento, ha sostituito il cavo che collega il TCU al motore, risolvendo definitivamente il problema.

Conclusioni

La S-Works Turbo Levo è un mezzo raffinato ed esclusivo, con un montaggio pregiato da vera top di gamma, un riferimento per il mercato, un oggetto dei desideri per molti, ne consegue un prezzo non alla portata di tutte le tasche. Questa Turbo Levo incarna esattamente tutto quello che un rider potrebbe desiderare dalla propria ebike, agilità, leggerezza, potenza, scatto, comfort, autonomia ed estetica da urlo, una bici eccellente in ogni situazione di trail riding, adatta sia ai piloti esperti che ai rider più tranquilli. Si posiziona direttamente al vertice delle mie preferenze personali.

Specialized

Commenti

Articolo successivo

[Video] Dei numeri su una Ebike come non li avete mai visti

Articolo precedente

BMC Speedfox AMP ora anche in alluminio

Gli ultimi articoli in Magazine

La salita tecnica in Ebike

Come affrontare una salita tecnica con l’ausilio del motore elettrico. La posizione in sella, l’erogazione del…