Forse perché non scarico mai a fondo la batteria?? Le ultime celle si impigriscono?
Ciao. Le celle vengono utilizzate tutte assieme, non ce ne sono che rimangono inattive e impigriscono. E il non scaricare a fondo la batteria è solamente un vantaggio per le singole celle che gradiscono scariche e ricariche parziali.
In casi come il tuo, in cui l'autonomia reale complessiva non è diminuita (oggi ne hai avuto la riprova, mi par di capire..), non è quasi mai un problema di celle, ma di software.
Il software di controllo di un sistema complesso alimentato a batteria non può limitarsi a tradurre la tensione istantanea in una percentuale di carica residua o in "tacchette", bensì deve continuamente mediare tra le fluttuazioni di tensione dovute ai picchi di erogazione ed ai momenti di basso o nullo assorbimento.
Esemplificando (con numeri a caso e terminologia non sempre formalmente corretta): quando ad una singola cella, che per ipotesi presenti a riposo una tensione di 4v, si applica un carico importante, quindi un cospicuo assorbimento di Ampere (iniziamo a pedalare in salita in Turbo), questa subisce una diminuzione temporanea della tensione
[Voltage Drop] (ipotizziamo 3.6v). Quando termina il carico (ci fermiamo a mangiare il panino con la porchetta), parte dell'energia è stata effettivamente consumata (ipotizziamo 0.1v), ma la tensione residua non ritorna immediatamente a 3.9v come dovrebbe, si ferma per un po' a 3.8v e solo dopo un po' di riposo extra ritorna a 3.9v.
Con una simile dinamica, il software non può fornire una lettura puntuale della tensione trasformata in percentuale di carica residua, perché passerebbe dall'80% al 60% durante il carico, per poi tornare al 70% ed infine assestarsi al 75% creando confusione nell'utenza e la nascita di moltissimi forum dedicati alle percentuali farlocche dei dispositivi elettronici.
Oltre a questo, il software deve, nel tempo, mediare anche all'invecchiamento della batteria, alla sua capacità effettiva in progressiva diminuzione ed in generale alle prestazioni in continua modificazione in funzione dello stato di forma chimica dell'accumulatore.
Ecco che attraverso degli algoritmi di calcolo, in parte autoapprendenti, che considerano e compensano queste fluttuazioni, viene formulata in tempo reale una stima percentuale della carica residua da parte del software.
Tutto ciò solo per chiarire il perché non sia sufficiente un voltmetro ed un banale tra(s)duttore di percentuale di carica in forma numerica, di tacchette, di led, di lucine o quant'altro ed invece serva una mediazione informatica e ci sia quindi terreno fertile affinché si verifichino degli errori.
Nel tempo, per mille motivi, inclusi i misteri informatici più reconditi, può capitare che il software di controllo perda le proprie certezze elettriche e non sappia più tanto bene a quale tensione attribuire la carica piena, a quale la carica minima di sistema e - più frequentemente - a quale percentuale di carica residua corrispondano tutti i valori di tensione intermedia, compresi tra 4.2v e la tensione minima di sicurezza considerata in fase progettuale.
Può quindi capitare che la "prima tacchetta" in realtà corrisponda a due o tre tacchette effettive e dia quindi l'impressione di una grande autonomia iniziale, salvo poi crollare in un secondo momento quando le tacchette si riallineano di colpo con la tensione residua effettiva perché il software "capisce" che c'è qualcosa che non quadra.
In pratica l'intera autonomia resta sostanzialmente invariata, ma questa non viene correttamente tradotta ed esemplificata a beneficio dell'utente che quindi è tratto in inganno ora dal crollo repentino delle tacchette, ora da un comportamento normale (in genere quando viene fatto un utilizzo costante e continuativo dell'energia), ora da uno spegnimento improvviso del dispositivo per batteria scarica quando due minuti prima mostrava ancora due tacchette disponibili, etc.
Questi fenomeni (rari, ma non rarissimi) di norma si contrastano con dei cicli di (cosiddetta) calibrazione della batteria, in cui in realtà è il software che viene aiutato a ritrovare le proprie certezze elettriche con una procedura di cariche, scariche, accensioni e spegnimenti oppure con un intervento via software da parte del produttore, o ancora con la sostituzione delle batteria e quindi dal reset della memoria storica del software.
Nel caso delle ebike non credo che l'utente sia nelle condizioni di risolvere in autonomia, con la cosiddetta calibrazione, a meno che non esistano gli stati di acceso e spento della batteria indipendenti dalla fase di ricarica. L'ideale sarebbe che il reset batteria come indicato nei post precedenti includesse anche il reset delle tabelle di calcolo del software di controllo della batteria. E la cosa sarebbe anche sensata.