Che la Thok abbia i suoi estimatori è ovvio e legittimo. Idem per quanto riguarda chi la trova bella.
Ma è altrettanto evidente che, con il nuovo modello, la casa ha rinunciato alla sua caratteristica peculiare, proponendo una bici anonima che di innovativo non ha nulla: anzi, rinunciando in partenza al telaio in carbonio e quindi ponendosi tra i produttori di fascia media.
Insomma, da "artigiano" di nicchia a produttore generalista. Cioè di chi, per sopravvivere, deve per forza puntare a grandi numeri e bassi prezzi.
Piaccia o no, il mercato è fatto così: se salta il produttore addio garanzia e addio pezzi di ricambio.
Tutta la politica del marchio dà la sgradevole sensazione di un'azienda in forte tensione finanziaria: zero ricerca e innovazione (nessuna rivista include Thok nelle prove comparative) spacciata per "No model year", restyling continui privi di logica (MIG "Flag Edition" con ruota da 29" in omaggio, ma senza possibilità di adattare la geometria), rete commerciale debole spacciata per "Contatto diretto con il produttore", garanzia al minimo di legge.