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Testo
<blockquote data-quote="Dr. Ergal" data-source="post: 238822" data-attributes="member: 19"><p>Beh sì, è un'osservazione correttissima.</p><p>Non bisogna considerare la rigidezza di un singolo elemento ma il totale delle interazioni tra le rigidezze (in gergo tecnico, dei "moduli di resistenza") dei componenti della "catena elastica"</p><p>Data una sollecitazione dall'esterno, se gli steli sono ultrarigidi essi non si fletteranno ma trasmetteranno tutto all'anello più debole della catena (la testa). O vicevesa, ovviamente</p><p>La prima soluzione che viene in mente è quella di avere componenti dal comportamento flessionale e torsionale (modulo di resistenza) omogeneo.</p><p>Oppure (scuola MV Agusta), introdurre un elemento ultrarigido in modo da calcolare le flessioni su un solo elemento delal catena cinematica. Come ho scritto sopra, loro scelsero di introdurre una forcella ultrarigida e con componenti di eccellente qualità, e studiarono le flessioni e torsioni della ciclistica concentrandole solo nel telaio.</p><p></p><p>Ecco, il concetto è lo stesso sulla forcella della bici; gli elementi di rigidezza sono gli steli, la testa, il corpo foderi (con l'archetto, elemento fondamentale) e il perno. In aggiunta a questo ci sono gli elementi "molli" come le bussole di scorrimento (le guarnizioni non hanno gioco nel computo)</p><p>Rockshox ha evidentemente giocato sull'equilibrio tra modulo di resistenza degli steli e quello della testa</p><p>Fox ha creato un assieme steli-foderi più rigido ma una testa più flessibile</p><p></p><p>Nel primo caso si ha un'amalgama omogenea di deformate: steli e testa di flettono "un po' per uno e insieme"</p><p>Nel secondo caso le deformazioni sono più concentrate sulla zona della testa: gli steli si deformano molto meno (conservando la loro geometria e sicuramente avendo un miglior scorrimento tra le bussole) e lasciano che sia la testa a deformarsi assorbendo le sollecitazioni</p><p></p><p>Sono scuole di pensiero altrettanto valide</p><p>Alla fine, il risultato di tutti questi concetti e calcoli è il "FEELING", che è personalissimo.</p><p>C'è chi ama il movimento armonico di un insieme omogeneo e chi preferisce un comportamento più discretizzato</p><p></p><p>Quando correvo in pista prediligevo la seconda scuola; telaio e strutture ultrarigide per concentrare le flessioni in soli pochi punti, così da concentrare la mia attenzione per il set-up in quei pochi punti</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Dr. Ergal, post: 238822, member: 19"] Beh sì, è un'osservazione correttissima. Non bisogna considerare la rigidezza di un singolo elemento ma il totale delle interazioni tra le rigidezze (in gergo tecnico, dei "moduli di resistenza") dei componenti della "catena elastica" Data una sollecitazione dall'esterno, se gli steli sono ultrarigidi essi non si fletteranno ma trasmetteranno tutto all'anello più debole della catena (la testa). O vicevesa, ovviamente La prima soluzione che viene in mente è quella di avere componenti dal comportamento flessionale e torsionale (modulo di resistenza) omogeneo. Oppure (scuola MV Agusta), introdurre un elemento ultrarigido in modo da calcolare le flessioni su un solo elemento delal catena cinematica. Come ho scritto sopra, loro scelsero di introdurre una forcella ultrarigida e con componenti di eccellente qualità, e studiarono le flessioni e torsioni della ciclistica concentrandole solo nel telaio. Ecco, il concetto è lo stesso sulla forcella della bici; gli elementi di rigidezza sono gli steli, la testa, il corpo foderi (con l'archetto, elemento fondamentale) e il perno. In aggiunta a questo ci sono gli elementi "molli" come le bussole di scorrimento (le guarnizioni non hanno gioco nel computo) Rockshox ha evidentemente giocato sull'equilibrio tra modulo di resistenza degli steli e quello della testa Fox ha creato un assieme steli-foderi più rigido ma una testa più flessibile Nel primo caso si ha un'amalgama omogenea di deformate: steli e testa di flettono "un po' per uno e insieme" Nel secondo caso le deformazioni sono più concentrate sulla zona della testa: gli steli si deformano molto meno (conservando la loro geometria e sicuramente avendo un miglior scorrimento tra le bussole) e lasciano che sia la testa a deformarsi assorbendo le sollecitazioni Sono scuole di pensiero altrettanto valide Alla fine, il risultato di tutti questi concetti e calcoli è il "FEELING", che è personalissimo. C'è chi ama il movimento armonico di un insieme omogeneo e chi preferisce un comportamento più discretizzato Quando correvo in pista prediligevo la seconda scuola; telaio e strutture ultrarigide per concentrare le flessioni in soli pochi punti, così da concentrare la mia attenzione per il set-up in quei pochi punti [/QUOTE]
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